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Stridio di storni al Palazzo Pretorio di Sesto

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Il ragno si affaccia dal soffitto,
di notte tesse la tela.
Scende veloce per il filo,
osserva i pazienti distesi,
gli aghi infilati nelle vene.
Mi guarda con simpatia.
Risale svelto, scompare
oltre il tubo del riscaldamento.
L’aspetto, l’Attesa è lunga.
Penso ai tesori del ripostiglio
resti di mosche, di moscerini.
“Cosa si ricorderà di me,
del mio passaggio nella stanza?”

Stridio di storni, gracidare di cornacchie alla Mostra di R. Mosi a Sesto Fiorentino
La Mostra “L’invasione degli storni” al Palazzo Pretorio di Sesto Fiorentino: la Sala della Mimosa del Palazzo è stata invasa, seguendo le suggestioni di Italo Calvino (dal libro Palomar), dallo stridio di migliaia di storni. Nella Mostra, ogni piccolo uccello è visto come un racconto, una storia. Gli autori hanno inseguito i voli, incrociando i loro mezzi espressivi: Roberto Mosi, i versi della poesia e le immagini della fotografia, Enrico Guerrini, i tratti del disegno e i colori della pittura.
E’ stato concesso il patrocinio del Comune di Sesto Fiorentino e dell’AICS di Firenze. Giorgio Burdese, Coordinatore Cultura AICS, ha inaugurato la Mostra.
La Mostra è un libro con più capitoli, in volo. Nei gruppi di stormi che si formano e poi si disperdono nel cielo, scorgiamo racconti ripresi dai miti di ieri e di oggi, storie che si bisbigliano nella città (nonluoghi), racconti dal viaggio in tre tappe (Trilogia), nelle delusioni e nelle macerie della nostra epoca, Valle dell’Inferno, nel mondo della sofferenza, Via del Purgatorio, fra le possibili speranze dei nostri anni, Nuovo Cinema Paradiso.
La Mostra appare come un’antologia della ricerca sviluppata in questi anni da Mosi e Guerrini, sul terreno della Poesia visiva, un campo che in Toscana conta esperienze di notevole interesse.
Ha fatto da cornice alla Mostra l’ultima Raccolta di poesie di Roberto Mosi, dallo stesso titolo: L’invasione degli storni”. Nell’Introduzione alla Raccolta Giuseppe Panella commenta: “Nella Raccolta, alla descrizione di un mondo degradato e senza centro … si giustappone il ricordo del passato mitico dell’archetipo, l’uomo di sempre, quello che ha ancora in sé la possibilità di ritrovarsi e di impedire la distruzione del suo equilibrio interno in relazione alla natura.”
Nel recital di poesie che ha inaugurato la Mostra, allo stridio degli storni, si è accompagnato il gracidio della cornacchia che apre la Raccolta e accompagna – come Virgilio nella Divina Commedia – il protagonista alla scoperta della Valle dell’Inferno:
La cornacchia conta gli arrivi
li moltiplica per i numeri primi.
Gracida contenta ….





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